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METIUSCO Bianco


V erdeca per la freschezza, Malvasia Bianca per la struttura: finite le fermentazioni alcoliche vanno in blend e poi insieme in batonnage per circa due mesi. Le due varietà autoctone creano un vino sorprendente, espressione di un territorio capace di regalare ottimi bianchi.

Vitigno

Verdeca

Malvasia bianca


Bottiglia: 70 GL Raccolta vetro
Tappo: 4 PE-LD Raccolta plastica
Capsula: C/90 ALU Raccolta alluminio

Le etichette apposte in fronte e retro bottiglie non sono soggette a smaltimento separato dalla bottiglia in vetro.
Per una corretta raccolta differenziata, segui le indicazioni del tuo Comune


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Caratteristiche e curiosità

by Fabio Scarpitti, campione italiano Sommelier

Anche per i vini bianchi la scelta aziendale punta sull'utilizzo di varietà autoctone: la Malvasia Bianca (chiamata anche Acchiappapalmento) si presume originaria delle Murge, in provincia di Taranto; di questo vitigno si hanno notizie dal 1870 ed è da sempre coltivato e vinificato in associazione ad altri vitigni, come la Verdeca.
In verità, negli ultimi anni quest'ultima lo ha quasi soppiantato grazie alla sua maggior fertilità ed al colore verde acceso che conferisce ai vini, che li rende commercialmente più accattivanti. Il Metiusco Bianco è la punta di diamante delle Verdeche di Palamà: come i suoi fratelli minori (Albarossa e Ninì Palamà), anch'esso è vinificato ed affinato solo in acciaio e bottiglia.
L’uvaggio vede la presenza di una piccola parte di Malvasia Bianca, vitigno che secondo il Trinci (1726) potrebbe essere giunto in Italia

dalla Grecia o dai Balcani in epoca medievale.
Ninì la fa surmaturare in pianta e la sottopone poi a macerazione e fermentazione in riduzione di ossigeno con ricorso a frequenti bâtonnages (il bâtonnage consiste nel rimescolamento della massa del vino in modo che le fecce fini non si depositino sul fondo favorendo il conseguente sviluppo di odori sgradevoli dovuti allo zolfo, ed anzi incrementando struttura e profumi del vino).
Al naso, il vino si presenta ricco, intenso, fruttato ed agrumato; i sentori più marcati sono quelli di lavanda, timo, bergamotto, cedro, scorza di limone, citronella e menta. Al palato è secco, fresco ed equilibrato, con una bella vena sapida e una chiusura citrina leggermente amarognola, che rievoca l'albedo degli agrumi. Grande Ninì.
Testo di Fabio Scarpitti per Scarpitti Distribuzione snc ©

Abbinamento

Se non avete voglia di impegnarvi, andate dal vostro pescivendolo di fiducia e prendete del crudo di livello; non il solito tris di salmone, tonno e spada, piuttosto cernia, ombrina, mormora, pagello, sampietro. E poi qualche cozza pelosa, patelle di scoglio e telline. Se siete intraprendenti e vogliosi di cucinare, ma soprattutto di pulire e lavare cucina, tende ed infissi, optate per una frittura di triglie, soglioline, alici, boghe, cefali, merluzzetti, tombarelli, ciuffetti di calamari e gamberi. Infine la soluzione perfetta, quella che avreste sempre voluto evitare perché non si sa bene di cosa si tratti veramente: un ottimo riso patate e cozze, la famosa “tiella”. Ideale con un bel Metiusco Bianco.
Testo di Fabio Scarpitti per Scarpitti Distribuzione snc ©

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IL NOSTRO MARCHIO

Vinicola Palamà racchiude tre generazioni di viticoltori nati e cresciuti in Salento. In questa terra così ricca la passione ha indirizzato il lavoro verso vini sempre più ricercati, ma dall’inconfondibile sapore di casa.


LA STORIA

Dal 1936 Vinicola Palamà racconta l’impegno di Arcangelo, Ninì e Michele nella difficile arte della vinificazione. Dalle vigne al bicchiere, Palamà significa sacrificio ed emozione.

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